11 - REDDITO E CONSUMI

Dettagli: 

Indice

1. I dati provinciali: Istituto Tagliacarne

2. I dati nazionali e regionali: Istat

3. Regioni europee (Eurostat)

 

I dati in questa sezione riguardano il reddito e i consumi delle famiglie e sono derivati da due fonti:  l’Istituto Guglielmo Tagliacarne per i dati relativi alle province lombarde e l’ISTAT per i dati nazionali e regionali.

 

1. I dati provinciali: Istituto Tagliacarne

Reddito disponibile delle famiglie consumatrici

L’Istituto Guglielmo Tagliacarne realizza il calcolo del reddito disponibile delle famiglie misurato con riferimento alle singole province italiane.

E’ da precisare che il reddito personale disponibile può essere considerato dal lato della formazione e da quello degli impieghi. Dal lato della formazione, corrisponde al complesso dei redditi da lavoro e da capitale-impresa; dal lato degli impieghi, invece, è la somma dei consumi e dei risparmi dello stesso settore.

Tenuto conto di ciò, si può dire che il reddito disponibile coincide con l’insieme delle risorse destinate al soddisfacimento dei bisogni individuali presenti e futuri delle famiglie, quindi lo si può considerare un aggregato che è in grado di fornire un’indicazione sintetica del livello di benessere economico, di cui possono godere i residenti di ciascuna provincia considerati nella loro veste di consumatori.

Il calcolo del reddito disponibile si basa sul criterio della residenza degli operatori, ossia nel reddito di ciascuna provincia vengono compresi tutti i flussi, in entrata e in uscita, di pertinenza dei soggetti che vi risiedono, ancorché realizzati in parte fuori dal territorio provinciale; mentre vengono esclusi dal reddito le analoghe risorse conseguite nella provincia da soggetti che risiedono altrove.

 

Reddito disponibile per ampiezza delle famiglie

Al fine di approfondire la conoscenza della struttura interna del reddito disponibile, l’Unioncamere e l’Istituto Tagliacarne hanno analizzato il tema del reddito disponibile anche in funzione della diversa ampiezza delle famiglie.

 In particolare, estratti i dati sul reddito di ciascuna provincia, l’importo complessivo è stato suddiviso distinguendo le famiglie residenti a seconda che si componessero di una sola persona o che fossero composte di 2, di 3, di 4, o di 5 e più persone. E’ bene precisare che nell’ambito delle famiglie composte da 5 o più persone sono comprese anche le convivenze.

Per il calcolo del reddito disponibile delle famiglie secondo la provincia di residenza e la classe dimensionale di appartenenza, i dati regionali sulle spese di consumo pro capite sono stati convertiti in numeri indici. In seguito, le 20 scale regionali così ottenute sono state soggette a opportune rettifiche per passare poi alle 103 scale provinciali.

Per effettuare questo passaggio si è ipotizzato che i comportamenti familiari, per quanto concerne il reddito e le spese dei residenti nelle singole province, non divergessero sensibilmente dai valori medi corrispondenti alla regione di appartenenza. Fermo restando tale principio, la distribuzione provinciale delle famiglie e dei componenti è stata ulteriormente integrata distinguendo i componenti di ciascuna classe in tre gruppi: il numero delle persone appartenenti alla popolazione attiva, il numero delle persone ritirate dal lavoro, il numero degli altri membri della famiglia (bambini, studenti, ecc.).

 Supponendo che alla formazione del reddito contribuiscano solo occupati e pensionati, l’elaborazione è consistita nell’attribuire alla prima categoria un reddito medio annuo corrispondente alla retribuzione lorda per unità di lavoro; e per i componenti della seconda categoria un importo pro capite commisurato al valore medio delle pensioni rilevato per lo stesso anno dall’Inps.

Moltiplicando i redditi medi delle categorie in questione per il numero delle persone dello stesso tipo incluse in ciascuna classe, sono stati ottenuti dei valori complessivi che, rapportati al corrispondente numero di componenti hanno consentito di costruire la scale provinciali e regionali pro capite ricercate. 

 

Consumi finali interni

I consumi finali rappresentano il valore dei beni e servizi impiegati per soddisfare direttamente i bisogni umani, siano essi individuali o collettivi.

Sono utilizzati due concetti: la spesa per consumi finali e i consumi finali effettivi. La differenza fra i due concetti sta nel trattamento riservato ad alcuni beni e servizi che sono finanziati dalle amministrazioni pubbliche o dalle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie, ma che sono forniti alle famiglie come trasferimenti sociali in natura; questi beni sono compresi nel consumo effettivo delle famiglie, mentre sono esclusi dalla loro spesa finale. (Sistema europeo dei conti, SEC 95).

 

2. I dati nazionali e regionali: Istat

Il reddito disponibile delle famiglie nelle regioni italiane

I Conti Regionali delle Famiglie costituiscono uno strumento di grande utilità per l’analisi economica, nonché per le decisioni di politica economica a livello sub-nazionale.

Le stime regionali del reddito delle Famiglie sono elaborate dall’Istat in piena coerenza con le analoghe stime nazionali, presentate nei Conti nazionali per settore istituzionale.

Coerentemente con quanto avviene per i Conti nazionali per settore istituzionale, i Conti regionali delle Famiglie sono elaborati separatamente per le Famiglie produttrici e le Famiglie consumatrici.

Le scelte metodologiche nell’impostazione dei Conti regionali delle Famiglie sono state guidate dai seguenti criteri:

  • la completa congruenza concettuale con le valutazioni a livello nazionale per quanto riguarda sia il metodo di stima che le fonti utilizzate;
  • la coerenza metodologica con le stime dei conti economici regionali relative a unità di lavoro, valore aggiunto e redditi da lavoro dipendente;
  • il ricorso, ove possibile, a rilevazioni dirette sulle unità territoriali;
  • l’utilizzo, ove necessario, di metodi di regionalizzazione di tipo discendente al massimo livello di dettaglio consentito dagli indicatori utilizzati, che devono assicurare il maggior grado di correlazione col fenomeno in esame.

Il principio generale che guida l’attribuzione delle transazioni alle unità istituzionali regionali è la localizzazione nella regione in cui queste ultime hanno il proprio centro di interesse economico. Esso viene definito come il luogo del territorio economico in cui, o a partire dal quale, un‘unità esercita, e intende continuare ad esercitare, attività ed operazioni economiche in misura significativa per un periodo di tempo indeterminato o di durata limitata ma relativamente lungo (un anno o più). Le Famiglie sono unità uniregionali e il loro centro di interesse economico coincide con la regione nella quale esse risiedono (per le unità consumatrici) o nella quale è localizzata l’impresa che esse gestiscono (per le unità produttrici).

La logica sottostante la costruzione dei Conti regionali per le Famiglie è, dunque, quella di ricondurre nella regione di residenza gli effetti economici di tutte le operazioni che le unità ivi residenti compiono anche al di fuori di tale territorio.

A tale fine è, quindi, necessario far emergere dei flussi economici tra le diverse aree territoriali, che sono trattati come transazioni esterne, analoghe, cioè, a quelle di uno Stato nazionale con il Resto del mondo. In particolare, i redditi da lavoro dipendente pagati dalle unità produttive (Società finanziarie e non finanziarie, Famiglie produttrici, Amministrazioni pubbliche e Resto del mondo) devono entrare nel reddito primario delle Famiglie consumatrici secondo il luogo di residenza di queste ultime.

Sono stati, pertanto, stimati dei flussi di trasferimento interregionale di tali redditi, separatamente per i lavoratori pendolari, per i quali si ipotizza un trasferimento completo del reddito dalla regione di lavoro a quella di residenza, e per quei lavoratori dipendenti che prestano la loro opera al di fuori della regione di residenza per un periodo superiore all’anno e che vanno perciò considerati come emigrati.

Riveste particolare importanza anche il trasferimento del risultato lordo di gestione alla regione di residenza della famiglia che ne è proprietaria: il risultato lordo di gestione viene riportato nel Conto della produzione secondo la regione in cui è realizzato (regione di localizzazione dell’immobile), e nel Conto della generazione dei redditi primari secondo la regione di residenza della famiglia.

Per quanto concerne il reddito misto, questo viene stimato secondo la regione di localizzazione dell’impresa nel Conto della generazione dei redditi primari delle Famiglie produttrici; lo stesso criterio guida la stima del flusso in uscita da tale settore che è registrato nel Conto dell’attribuzione dei redditi primari (quota di reddito misto trasferita alle Famiglie consumatrici). In entrata al settore delle Famiglie consumatrici i redditi diretti alla remunerazione dei lavoratori indipendenti (quota di reddito misto, redditi prelevati dai membri delle quasi società e altri utili distribuiti dalle società) si registrano nella regione di residenza della famiglia cui tali lavoratori appartengono.

Rispetto alle serie del reddito disponibile delle Famiglie su base regionale pubblicate fino al 2005, la versione aggiornata dei conti regionali delle Famiglie, oltre ad incorporare le innovazioni metodologiche

delle stime dei conti per settore istituzionale a livello nazionale introdotte con la revisione dei Conti nazionali nel 2007, introduce delle innovazioni metodologiche che riguardano i criteri di regionalizzazione di alcune poste. In particolare, viene ora assicurata una maggiore coerenza nella attribuzione degli affitti figurativi da un lato al risultato lordo di gestione delle Famiglie (nella regione in cui esso viene prodotto) e dall’altro alla Spesa per consumi finali delle Famiglie.

Altre innovazioni metodologiche hanno riguardato la stima degli utili distribuiti ai membri delle quasi società e degli altri utili distribuiti dalle società, la cui regionalizzazione ha seguito una procedura in linea con quella nazionale, basata sul calcolo di una proxy dell’utile di impresa.

 

Reddito e condizioni di vita

I dati sul reddito e sulle condizioni di vita in Italia rilasciati dall’Istat sono il frutto dell’indagine campionaria annuale “Reddito e condizioni di vita”. Questa indagine è parte di un più vasto progetto, deliberato dal Parlamento Europeo e coordinato da Eurostat, che ha lo scopo di produrre e divulgare statistiche armonizzate sulle condizioni economiche e la qualità della vita dei cittadini europei (EU SILC – European Union Statistics on Income and Living Conditions).

I dati vengono correntemente utilizzati nei rapporti ufficiali sulla situazione economica e sociale dell’Unione Europea e costituiscono la base informativa per il calcolo dei principali indicatori di disuguaglianza e di coesione sociale. Inoltre, vengono messi a disposizione degli studiosi per l’analisi della povertà e dell’esclusione sociale.

L’indagine è condotta su un campione di circa 26mila famiglie (per un totale di quasi 70mila individui) distribuite in circa 800 Comuni italiani di diversa ampiezza demografica.

Il reddito viene rilevato a livello sia individuale sia familiare, attraverso domande dettagliate che consentono di misurarne separatamente le diverse componenti.

Secondo la definizione armonizzata a livello europeo, il reddito netto familiare totale è pari alla somma dei redditi da lavoro dipendente e autonomo, di quelli da capitale reale e finanziario, delle pensioni e degli altri trasferimenti pubblici e privati ricevuti dalle famiglie, al netto del prelievo tributario e contributivo e di eventuali imposte patrimoniali.

A partire dall’indagine del 2007 la definizione armonizzata di reddito comprende anche l’affitto figurativo o imputato (il reddito figurativo delle abitazioni occupate dai proprietari) che viene incluso da tutti i paesi che partecipano al progetto. La nuova metodologia, coerentemente alle decisioni prese di concerto tra Eurostat e gli Stati Membri, si basa sulla stima del valore dell’affitto figurativo attraverso modelli econometrici che sfruttano le informazioni derivanti dagli affitti di mercato.

 

Consumi delle famiglie

L'indagine sui consumi delle famiglie realizzata dall’Istat ha lo scopo di rilevare la struttura ed il livello dei consumi secondo le principali caratteristiche sociali, economiche e territoriali delle famiglie residenti. Le definizioni e le metodologie risultano armonizzate alle più recenti direttive europee (in particolare alla classificazione della spesa per consumi COICOP).

Grazie al disegno che la caratterizza, l'indagine consente di conoscere e seguire l'evoluzione, in senso qualitativo e quantitativo, degli standard di vita e dei comportamenti di consumo delle principali tipologie familiari, in riferimento ai differenti ambiti territoriali e sociali.

Oggetto della rilevazione sono le spese sostenute dalle famiglie residenti per acquisire beni e servizi destinati al consumo familiare. In tale definizione rientrano anche i beni provenienti dal proprio orto o dalla propria azienda agricola direttamente consumati dalla famiglia (autoconsumi), i beni e servizi forniti dal datore di lavoro ai dipendenti a titolo di salario o per prestazioni di servizio, i fitti stimati delle abitazioni occupate dai proprietari o godute a titolo gratuito. Ogni altra spesa effettuata dalla famiglia per scopo diverso dal consumo è esclusa dalla rilevazione (ad esempio, l'acquisto di una casa e di terreni, il pagamento delle imposte, le spese connesse con attività professionale, eccetera). In particolare, oltre alle notizie che riguardano gli individui che compongono la famiglia e le caratteristiche dell'abitazione, sono rilevate le spese per generi alimentari, abitazione, arredamento, abbigliamento e calzature, sanità, trasporti e comunicazioni, tempo libero, spettacoli e istruzione, altri beni e servizi. L'indagine rileva l'ammontare complessivo della spesa al momento dell'acquisto del bene o servizio, a prescindere dal momento dell'effettivo consumo o utilizzo e dalle modalità di pagamento (per acquisti a rate o con carta di credito).

L'unità di rilevazione è la famiglia di fatto, intesa come un insieme di persone coabitanti e legate da vincoli affettivi, di matrimonio, parentela, affinità, adozione e tutela. Sono considerate appartenenti alla famiglia, come membri aggregati, tutte le persone che, a qualsiasi titolo, convivono abitualmente con essa.

Sono escluse dalla rilevazione le spese per consumi dei membri delle convivenze (caserme, ospedali, brefotrofi, istituti religiosi, convitti, eccetera) e delle famiglie presenti ma non residenti sul territorio nazionale.

L’indagine è di tipo campionario ed è continua ogni mese dell’anno. Il disegno di campionamento è a due stadi di cui il primo è stratificato: le unità di primo stadio sono i comuni, le unità di secondo stadio sono le famiglie.

Il disegno di campionamento prevede un campione teorico di circa 28.000 famiglie l'anno, ovvero circa 2.330 al mese, residenti nei 228 comuni che ogni mese hanno partecipato all'indagine. È da ricordare che il disegno di campionamento è definito su base trimestrale e viene applicato ai quattro trimestri dell’anno.

La raccolta dei dati è affidata ai Comuni campione che hanno il compito di selezionare le famiglie da intervistare, di scegliere, formare, supervisionare e dare assistenza ai rilevatori secondo le modalità e i tempi indicati dall’Istat.

Le 28.000 famiglie da intervistare sono estratte in modo casuale dalle anagrafi di ogni comune campione. Oltre a tali famiglie (che compongono l'elenco base degli intestatari delle schede di famiglia), ne sono estratte altrettante di riserva (che costituiscono l'elenco suppletivo degli intestatari delle schede di famiglia) da utilizzare in caso di rifiuto iniziale, irreperibilità o impossibilità a collaborare della famiglia “base”.

La rilevazione è condotta con due diverse tecniche di raccolta dati: a) l’autocompilazione di un diario, sul quale la famiglia registra gli acquisti per un periodo di 7 giorni; b) un’intervista finale diretta (face to face) condotta dal rilevatore comunale. 

 

3. Regioni europee (Eurostat)

L’annuario contiene anche una serie di dati che hanno l’obiettivo di posizionare la Lombardia all’interno del contesto europeo confrontandola con altre regioni e con altre nazioni.

I dati sono di fonte Eurostat (Ufficio Statistica dell’Unione Europea), il cui ruolo principale è produrre e divulgare informazioni statistiche ufficiali a livello europeo. Eurostat non effettua la raccolta dati; i dati sono raccolti direttamente dalle autorità statistiche degli Stati Membri, le quali producono le statistiche nazionali di carattere ufficiale e ne curano la trasmissione a Eurostat. Eurostat consolida i dati ricevuti dagli Stati Membri e, attraverso metodologie armonizzate, assicura che essi siano comparabili.

Le statistiche presentate nell’annuario fanno riferimento a 22 regioni con dinamiche simili a quelle lombarde e ai 27 Stati Membri dell’Unione Europea. Esse son tratte dalla base dati REGIO.

Le 22 regioni confrontate con la Lombardia sono state scelte tra le aree appartenenti alle categorie NUTS1 e NUTS2. Le categorie NUTS (Nomenclatura delle unità territoriali per la statistica sono definite da Eurostat

Per la scelta delle regioni che meglio possono essere confrontate con la Lombardia sono stati definiti i seguenti parametri:

  • Superficie
  • Popolazione
  • Densità demografica
  • Prodotto interno lordo
  • Prodotto interno lordo pro capite

E'  stato poi valutato un intorno di circa + / - 50% rispetto al valore lombardo; sono state scelte le regioni che presentavano il maggior numero di parametri nell’intorno considerato. Alcune regioni, pur non rientrando pienamente nei parametri richiesti, sono state aggiunte per mantenere un generale equilibrio tra i principali stati europei.

Data aggiornamento: 
Febbraio, 2011