01 - AMBIENTE E TERRITORIO

Dettagli: 

Indice

1. Superficie e caratteristiche territoriali

2. Clima e inquinamento

3. Produzione rifiuti

4. Risorse idriche

5. Tutela e valorizzazione dell'ambiente

6. Altro

 

1. Superficie e caratteristiche territoriali

In questa sezione sono riportate le statistiche sulle principali caratteristiche del territorio, sia a livello regionale, sia nelle singole province della Lombardia e, laddove possibile, anche a livello comunale.

Si segnala che dal 1° gennaio 2015 sono in vigore 9 città metropolitane che subentrano alle province corrispondenti: Torino, Milano, Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Bari. Si tratta di enti territoriali di area vasta costitutivi della Repubblica ai sensi dell'articolo 114 della Costituzione e disciplinati dalla legge n.56 del 7 aprile 2014.

I dati relativi alla superficie dei comuni italiani sono forniti all’Istat dall’Agenzia del Territorio del Ministero delle Finanze, che rileva la superficie comunale complessiva e quella coperta dalle acque interne.

Nel calcolo della superficie per zona altimetrica, l’Istat calcola il dato di superficie per regione e zona altimetrica a partire da dati comunali. Le zone altimetriche sono: montagna litoranea, montagna interna, collina litoranea, collina interna, pianura.

L'elaborazione relativa al grado di sismicità, anch’essa fornita dall’Istat, riguarda la classificazione dei comuni e la relativa popolazione residente in zone sismiche sulla base delle variazioni territoriali, della denominazione dei comuni e delle superfici comunali. La classificazione sismica del territorio nazionale è stata elaborata e rivista in seguito ai terremoti verificatisi in Irpinia nel 1980 e in Molise nel 2002. In Italia gli eventi sismici vengono monitorati 24 ore su 24 dalla Rete sismica nazionale gestita dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). Altre due reti, la Rete accelerometrica nazionale e l’Osservatorio sismico delle strutture, finalizzate alla valutazione in tempo reale dei danni che possono derivare dai terremoti, sono in funzione presso il Dipartimento della protezione civile (Dpc).

La superficie forestale si suddivide in:

  •  Superficie non boscata:  estensione di terreno costituita dalla superficie non produttiva, ma necessaria alla produzione (strade forestali, viali parafuoco, depositi di legno), e da altre piccole superfici quali terreni rocciosi, terreni paludosi, ruscelli, vivai forestali situati in foresta e destinati al fabbisogno proprio, nonché dalle abitazioni del personale forestale con i terreni annessi e le relative dipendenze dell'azienda forestale.
  •  Superficie boscata: estensione di terreno non inferiore a mezzo ettaro, in cui sono presenti piante forestali legnose, arboree e/o arbustive che producono legno o altri prodotti forestali, determinanti, a maturità, un'area d'insidenza (proiezione sul terreno della chioma delle piante) di almeno il 50% della superficie e suscettibile di avere un ruolo indiretto sul clima e sul regime delle acque.

Il rischio idrogeologico è riferito al rischio derivante dal verificarsi di eventi meteorici estremi che inducono a tipologie di dissesto tra loro strettamente interconnesse, quali frane ed esondazioni.  In conseguenza dell'alto impatto causato da tali fenomeni e, soprattutto, in seguito ai tragici eventi di Sarno (1998) il Ministero dell'Ambiente e gli Enti istituzionalmente competenti in quegli anni (Anpa, Dipartimento dei Servizi tecnici nazionali e Dipartimento della Protezione civile) hanno dato avvio a un'analisi conoscitiva delle condizioni di rischio su tutto il territorio nazionale con lo scopo di giungere ad una sua mitigazione attraverso una politica congiunta di previsione e prevenzione. Tale studio ha portato all'individuazione e perimetrazione, attraverso una metodologia qualitativa, dei comuni suddivisi per le varie regioni con diverso "livello di attenzione per il rischio idrogeologico" (molto elevato, elevato, medio, basso, non classificabile). I dati qui riportati sono di fonte ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.

Per approfondimenti sul calcolo della popolazione si veda la nota metodologica alla sezione 2 – Popolazione.

 

2. Clima e inquinamento

Le statistiche meteo-climatiche sono realizzate dall’Istat in collaborazione con il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura – Unità di ricerca per la climatologia e la meteorologia applicate all’agricoltura (Cra-Cma), attraverso procedure statistiche e geografiche comprendenti circa 150 stazioni di misura appartenenti alle reti meteorologiche nazionali e regionali.

Le osservazioni meteorologiche seguono, per tipologia di strumentazione, metodologia di raccolta e scambio dati gli standard indicati dall'Organizzazione Meteorologica Mondiale (Omm).

Il clima viene definito, dal Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici (Intergovernmental Panel on Climate Change, IPCC rapporto pubblicato nel 2007) come il “tempo meteorologico medio”,  0vvero come la descrizione statistica dei fenomeni atmosferici in termini di media e variabilità di grandezze fisiche, molto spesso misurate al suolo (come temperatura, precipitazione, direzione e velocità del vento), rilevate su scale temporali che vanno dalle decadi fino ai milioni di anni.

Affinché tali grandezze siano rappresentative del clima di una località servono, pertanto, serie storiche sufficientemente lunghe.

L’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) ha stabilito che la serie storica deve comprendere 30 anni consecutivi di osservazioni. Attualmente il periodo di riferimento climatico convenzionale è il trentennio 1961-1990. Tuttavia, in considerazione delle alterazioni climatiche intervenute negli ultimi decenni, è invalso utilizzare anche il trentennio 1971-2000 per valutare la variabilità meteorologica stagionale e quella interannuale secondo un parametro di riferimento attualizzato.

I dati sulle emissioni di agenti inquinanti sono di fonte ARPA Lombardia – Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente.

A grandi linee, le emissioni possono essere distinte nelle seguenti tipologie:

- "diffuse", cioè distribuite sul territorio, stimate attraverso l'uso di opportuni indicatori e fattori di emissione;

- "puntuali", ossia fonti di inquinamento localizzabili geograficamente, stimate dai dati misurati raccolti tramite un apposito censimento;

Gli inventari delle emissioni considerano generalmente i seguenti inquinanti atmosferici:

 

  • ossidi di azoto (NOx);
  • metano (CH4);
  • anidride carbonica (CO2);
  • protossido d'azoto (N2O);
  • polveri con diametro inferiore ai 10 mm (PM10);
  • metalli pesanti (As, Cd, Cr, Cu, Hg, Ni, Pb, Se e Zn);
  • centrali elettriche pubbliche, cogenerazione e teleriscaldamento, produzione di energia (elettrica, cogenerazione e teleriscaldamento) e trasformazione di combustibili; 
  • combustione nell'industria; 
  • estrazione e distribuzione di combustibili fossili; 
  • trasporto su strada; 
  • trattamento e smaltimento rifiuti; 
  • altre sorgenti e assorbimenti. 

La classificazione proposta, nata per realizzare inventari su scala nazionale, regionale e provinciale, include tutte le attività considerate rilevanti per le emissioni atmosferiche. Si tratta comunque di una nomenclatura aggiornabile in quanto è sempre possibile inserire nuove voci che tengano conto di emissioni significative per attività specifiche di alcune zone.

 

Gli stabilimenti a rischio di incidente rilevante (RIR) sono misurati anch’essi da ARPA - Lombardia per quanto riguarda i dati provinciale e il totale regionale; le statistiche di livello nazionale sono invece elaborate e divulgate dall’ISTAT.

L'incidente rilevante è, nella definizione della legge, un evento quale un incendio, una esplosione o una fuga di sostanze pericolose che dia luogo ad un pericolo grave (immediato o differito) per la salute umana o per l'ambiente, la cui estensione superi i confini dello stabilimento.

Le aziende a rischio di incidente rilevante si suddividono in due categorie (art. 6 e art. 8), in funzione degli adempimenti amministrativi a cui sono soggetti i gestori degli stabilimenti.

Gli stabilimenti art.8 hanno l’obbligo di redigere un rapporto di sicurezza e di adottare un sistema di gestione della sicurezza specifico per lo stabilimento.

Le aziende art. 6 sono invece tenute a predisporre (senza trasmettere) una analisi di rischio e anch’esse devono adottare un sistema per la gestione della sicurezza.

Tutte le imprese hanno però l’obbligo di presentare notifica alle Autorità competenti.

 

3. Produzione rifiuti

Le statistiche sulla produzione di rifiuti sono realizzate dall’ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.

Raccolta differenziata

L’acquisizione dei dati in materia di produzione e raccolta differenziata dei rifiuti urbani è effettuata attraverso una procedura basata sulla predisposizione e l’invio di appositi questionari ai soggetti pubblici e privati che, a vario titolo, raccolgono informazioni in materia di gestione dei rifiuti.

In particolare, le informazioni sono richieste alle Agenzie Regionali e Provinciali per la protezione dell’ambiente, alle Regioni, alle Province, agli Osservatori Provinciali sui Rifiuti e, in alcuni casi, alle Aziende municipalizzate di gestione dei servizi di igiene urbana.

Con riferimento ai dati del 2008, in alcuni contesti territoriali la raccolta dei dati è risultata piuttosto problematica, nonostante l’utilizzo di una metodologia da ritenersi ormai consolidata. In alcuni casi si è, addirittura, riscontrata una assenza totale di informazione. Per sopperire a tali carenze si è dovuto ricorrere in più occasioni alla banca dati MUD 2009 (dati 2008). Tale banca dati, sebbene disponibile solo in forma provvisoria e quindi incompleta, ha consentito, comunque, di desumere i dati di produzione e raccolta differenziata per un numero consistente di comuni per i quali non è stato possibile ottenere alcuna informazione per altra via.

Per quanto riguarda i comuni per i quali non è stato possibile ottenere alcuna informazione, attraverso questionari, contatti diretti ed elaborazioni MUD, il dato afferente alla quota dei rifiuti urbani indifferenziati è stato stimato da ISPRA, utilizzando un metodo messo a punto dall’Istituto stesso per la predisposizione dei precedenti Rapporti, basato su coefficienti medi di produzione pro capite calcolati, sui comuni per i quali si disponeva del dato, secondo criteri di stratificazione in funzione della provincia di appartenenza e della fascia di popolazione residente.

Per la raccolta differenziata, in assenza di informazione, sono stati, invece, utilizzati i dati, validati dall’ISPRA, afferenti al medesimo comune e inerenti all’anno 2007.

Relativamente alla raccolta multimateriale, in diversi casi non sono stati messi a disposizione dati disaggregati per frazione merceologica o, in alternativa, le informazioni relative al peso percentuale delle diverse frazioni. La ripartizione della raccolta multimateriale viene, infatti, generalmente, effettuata sulla base della composizione percentuale media comunicata dai Soggetti gestori o dagli Enti territorialmente competenti e può incidere in maniera non trascurabile sul dato complessivo della raccolta differenziata, tenuto conto che gli scarti sono da computarsi nella quota relativa ai rifiuti urbani misti e, quindi, al di fuori della raccolta differenziata stessa.

Anche per la ripartizione della raccolta multimateriale l’ISPRA ha dovuto ricorrere in più casi, a metodologie di stima che hanno previsto l’utilizzo di valori medi percentuali calcolati su scala provinciale, regionale e, nei peggiori dei casi, nazionale.

Per la quantificazione della raccolta differenziata e la ripartizione delle diverse frazioni merceologiche è stato adottato il medesimo criterio già utilizzato negli anni precedenti, che si basa sulla seguente definizione di raccolta differenziata: “la raccolta idonea a raggruppare i rifiuti urbani in frazioni merceologiche omogenee, compresa la frazione organica umida, destinate al riutilizzo, a riciclo e al recupero di materia”.

In particolare, non sono state computate, nella quota di raccolta differenziata, le seguenti tipologie di rifiuto:

• le aliquote rappresentate dagli scarti provenienti dagli impianti di selezione dei rifiuti raccolti in maniera differenziata. Tali aliquote sono, comunque, computate nell’ammontare del rifiuto urbano indifferenziato prodotto;

• gli inerti da costruzione e demolizione, anche se derivanti da demolizioni in ambito domestico, in quanto esplicitamente annoverati tra i rifiuti speciali. Tali rifiuti sono quindi esclusi in toto dalla produzione dei rifiuti urbani;

• rifiuti cimiteriali, rifiuti derivanti dalla pulizia dei litorali, spazzamento stradale. Questi rifiuti, al pari degli scarti di selezione, concorrono, comunque, al calcolo dei rifiuti urbani totali prodotti.

A partire dal 2002 sono invece computati nel valore complessivo della raccolta differenziata farmaci, le pile e gli altri rifiuti pericolosi di provenienza domestica che, seppur destinati perlopiù allo smaltimento, vengono raccolti separatamente al fine di garantire una chiara riduzione di pericolosità dei rifiuti urbani ed una gestione più corretta del rifiuto indifferenziato a valle della raccolta differenziata.

Ai fini del calcolo dell’ammontare di rifiuti raccolti in modo differenziato sono state prese in considerazione le seguenti frazioni:

• frazioni organiche (frazione umida + verde): data l’assenza, a livello nazionale, di informazioni relative alla percentuale di impurezze, tali frazioni sono state computate nella loro totalità. Ciò può comportare, in alcuni casi, una sovrastima dei quantitativi effettivamente avviati al recupero di materia. Inoltre, laddove il dato è stato fornito in forma disaggregata tali frazioni sono state ripartite nelle due voci frazione organica umida e verde (rifiuti di giardini e parchi). In caso contrario l’intera quota è stata computata nella voce frazione organica umida.

• rifiuti di imballaggio: la struttura dei questionari predisposti ed inviati da ISPRA era finalizzata a separare le varie tipologie di imballaggio in base ai differenti materiali (vetro, carta, plastica, legno, acciaio e alluminio). Si ricorda, al riguardo, che la direttiva 2004/12/CE sugli imballaggi e rifiuti di imballaggio, recepita in Italia dal D.Lgs 152/2006, ha introdotto obiettivi differenziati per i diversi materiali da raggiungersi entro il 31 dicembre 2008. Per quanto attiene agli imballaggi metallici non è stato, tuttavia, possibile pervenire, in molti casi, ad un dato disaggregato. Per questo motivo i dati sono pubblicati in forma aggregata. Va, inoltre, rilevato, che in alcuni casi non è stato possibile separare la quota relativa agli imballaggi metallici da quella inerente gli ingombranti metallici. In tal caso l’intero ammontare è stato computato nella voce ingombranti metallici.

• Ingombranti a recupero: per quanto riguarda questa tipologia di rifiuti, sono state incluse nella raccolta differenziata le sole frazioni destinate a recupero; per i casi in cui non è stato possibile identificare un’aliquota specifica destinata al recupero, l’intero flusso è stato escluso dal computo della raccolta differenziata. Ciò può aver condotto, in qualche caso, ad una sottostima della quota effettivamente raccolta in modo differenziato.

• Multimateriale: la ripartizione della multimateriale è stata condotta sulla base della composizione percentuale media comunicata dai Soggetti gestori o dagli Enti territorialmente competenti. Per le aree non coperte da informazione le diverse frazioni e gli scarti sono stati ripartiti utilizzando i valori medi percentuali calcolati su scala provinciale, regionale e, nei peggiori dei casi, nazionale. Gli scarti sono stati computati nella quota relativa ai rifiuti urbani indifferenziati.

• Raccolta selettiva: sulla base dei codici riportati nell’elenco europeo dei rifiuti, la raccolta selettiva è stata ripartita nelle voci farmaci, contenitori T/FC, batterie ed accumulatori, vernici, inchiostri ed adesivi, oli vegetali ed oli minerali.

• Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche provenienti dai nuclei domestici

• Rifiuti di origine tessile.

• Altre frazioni raccolte in maniera separata nel circuito urbano ed avviate ad operazioni di recupero.

Va evidenziato che la metodologia sopra descritta e la relativa formula di calcolo sono le medesime adottate dall’ISPRA sin dalla prima edizione del Rapporto Rifiuti (dati 1997), fatta eccezione per la quota relativa alla raccolta selettiva, introdotta nel computo della RD a partire dall’anno 2002.

Gestione dei rifiuti

Le informazioni relative al sistema impiantistico di gestione dei rifiuti urbani provengono, in gran parte, dalla medesima base informativa utilizzata per la produzione e la raccolta differenziata.

Anche in questo caso vengono inviati appositi questionari alle Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente, alle Regioni, alle Province ed agli Osservatori Provinciali sui Rifiuti.

In presenza di incongruenze tra i dati provenienti dalle diverse fonti, o in assenza totale di informazione, l’ISPRA fa ricorso a contatti diretti con i Comuni, ad indagini puntuali sui singoli impianti di gestione, nonché ad elaborazioni della banca dati MUD.

I dati di popolazione (utilizzati per la quantificazione dei valori pro capite) e quelli relativi ai principali indicatori socio-economici (prodotto interno lordo e consumi delle famiglie) derivano, rispettivamente, dal bilancio demografico, riferito al 31 dicembre 2008, e dalle tavole dei dati sui conti economici nazionali, anni 2000-2008, pubblicati sul sito internet dell’Istat.

 

4. Risorse idriche

La rilevazione sui servizi idrici è realizzata dall’Istat  e ha l’obiettivo di fornire informazioni statistiche sull’uso delle risorse idriche a scopo potabile, sul trattamento delle acque reflue urbane e sulle principali caratteristiche dei servizi idrici presenti in Italia.

L’edizione del 2009, che fa riferimento ai dati del 2008,  ha beneficiato del contributo finanziario da parte del Ministero dello Sviluppo Economico per il monitoraggio degli “Obiettivi di servizio” nelle regioni del Mezzogiorno. Si tratta di un meccanismo premiale collegato al raggiungimento di target sui livelli di alcuni servizi essenziali per i cittadini.

La prima edizione della rilevazione, del 1999, denominata Sistema delle indagini sulle acque (Sia), è stata svolta in modalità censuaria utilizzando la tecnica del questionario cartaceo autocompilato dagli enti gestori dei servizi idrici; nell’edizione del 2005, realizzata in modalità campionaria, sono state introdotte numerose innovazioni di processo tra cui l’utilizzo di questionari elettronici e della tecnica mista CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) – CAPI (Computer Assisted Personal Interviewing).

La rilevazione riferita al 2008 è stata realizzata in modalità censuaria, utilizzando per l’acquisizione dei dati la metodologia Web-Based Survey. Si tratta di una tecnica di self-interviewing in cui è il rispondente stesso a utilizzare i mezzi informatici per effettuare l’auto intervista. In particolare, sul server dell’Istat sono state allestite pagine web da cui è stato possibile prelevare i questionari, predisposti in formato MSExcel, che sono stati inviati all’Istat una volta compilati.

I dati sono stati raccolti, elaborati e trasmessi all’Istat in formato elettronico direttamente dagli enti gestori di servizi idrici, tramite un sito web riservato dell’Istat, protetto con protocollo di rete SSL (Secure Sockets Layer), che garantisce l’autenticazione e la protezione dei dati trasmessi.

La rilevazione è stata preceduta da una indagine presso le Autorità d’ambito territoriale ottimale, (Aato) che ha avuto il fine di monitorare il continuo evolversi della gestione dei servizi idrici in Italia, in particolare del Servizio idrico integrato (Sii) e produrre una lista aggiornata di enti gestori. Questi ultimi sono stati quindi contattati nella seconda fase, allo scopo di rilevare le informazioni sugli impianti da essi gestiti. Complessivamente sono stati utilizzati differenti moduli per la rilevazione dei dati.

Allo scopo di aumentare il tasso di risposta, pari all’84,3%, è stato eseguito un continuo monitoraggio di tutte le fasi della rilevazione: registrazione sul sito riservato, sollecito telefonico e verifica qualitativa delle risposte.

Per quanto concerne i dati, si segnala che sono state realizzate stime del carico inquinante potenziale espresso in termini di Abitante equivalente per fonte di inquinamento. In tali stime sono considerate le acque reflue urbane recapitate nella rete fognaria prodotte da attività domestiche e ad esse assimilabili, compresi anche gli scarichi di attività alberghiere, turistiche, scolastiche e di micro-imprese generalmente operanti all’interno dei centri urbani, che presentano caratteristiche qualitative equivalenti al metabolismo umano o ad attività domestiche e in cui gli inquinanti sono costituiti prevalentemente da sostanze biodegradabili.

 

5. Tutela e valorizzazione dell'ambiente

Già da molti anni il tema della tutela e della valorizzazione dell’ambiente è oggetto di attenzione da parte della Regione Lombardia. Nel 1983, con la legge regionale n. 86, è stato istituito il “Sistema delle Aree Protette Lombarde" che comprende:

 

  • 24 parchi regionali, distinti per tipologia: fluviali, montani, di cintura metropolitana, agricoli e forestali;
  • 78 parchi di interesse sovracomunale;
  • 65 riserve naturali;
  • 29 monumenti naturali.

Questa "rete" copre oltre 450.000 ettari di territorio della Lombardia e rappresenta un patrimonio inestimabile di ricchezze naturali, storiche e culturali, non solo da tutelare, ma da promuovere e comunicare, in quanto bene di ogni cittadino.

A livello nazionale, le aree che presentano caratteristiche di rilevante valore naturalistico e ambientale sono tutelate mediante provvedimento di istituzione dell'area protetta e quindi con l'attuazione di misure di salvaguardia. L'Elenco ufficiale delle aree naturali protette, predisposto dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, contiene l'elenco delle aree marine e terrestri classificate sulla base delle definizioni della legge quadro sulle aree protette (legge n. 394/1991, art. 2 e successive modifiche).

Le statistiche sulle aree protette, realizzate dall’Istat, si riferiscono alla superficie delle aree naturali protette suddivise per tipologia (parchi nazionali, riserve naturali statali, parchi naturali regionali, riserve naturali regionali, altre aree naturali protette regionali, superficie a mare).

L’Istat rileva inoltre informazioni sulle foreste, con riferimento ai seguenti fenomeni:

  • variazioni di superficie forestale, per tipo di bosco e categorie di proprietà;
  • superfici sottoposte a tagli di utilizzazione forestale;
  • produzioni legnose.

La tutela ambientale riguarda anche la protezione della fauna selvatica: secondo quanto stabilito dalla legge quadro sulla caccia n. 157 dell’11 febbraio 1992 la fauna selvatica è da considerarsi patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale e internazionale.

Inoltre, essa è assoggettata a forme di qualificazione e pianificazione da parte delle amministrazioni regionali e provinciali.

La legge stabilisce, ancora, che l’attività venatoria sia svolta solo previa concessione dello Stato e che tutto il territorio agro-silvo-pastorale nazionale sia assoggettato a pianificazione faunistico-venatoria. In particolare detta pianificazione prevede l’istituzione, in ciascuna provincia:

  • di ambiti territoriali di caccia (Atc) o di comprensori alpini per la gestione programmata della caccia;
  • di aziende faunistico-venatorie e di aziende agrituristico-venatorie per la caccia riservata a gestione privata;
  • di aree destinate alla protezione della fauna, in cui vige il divieto di abbattimento e di cattura (oasi di protezione, zone di ripopolamento, centri pubblici di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale).

L’Istat realizza annualmente  statistiche sulle aziende faunistiche, zone di ripopolamento, oasi di protezione, caccia. I dati sono rilevati attraverso gli uffici caccia delle provincie e delle regioni e fanno riferimento a: il numero di cacciatori, degli agenti venatori, le superfici delle aziende faunistiche, delle zone di ripopolamento e delle oasi di protezione della fauna.

 

6. Altre statistiche

Il Ministero dell’Interno elabora e divulga le informazioni di carattere statistico sulla prevenzioni degli incendi.

In particolare, i dati sui Servizi di prevenzione incendi e di vigilanza antincendi svolti dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco hanno lo scopo di  creare un quadro conoscitivo sull'andamento delle attività soggette all'obbligo dei controlli ai fini della prevenzione incendi o sottoposte ai servizi di vigilanza antincendio. Queste statistiche consentono anche di disporre di dati utili all'ottimizzazione delle risorse e all'organizzazione centrale e periferica del Corpo.

La rilevazione riguarda tutto il territorio nazionale, ad esclusione delle province autonome di Trento e Bolzano, che hanno un autonomo servizio di prevenzione e vigilanza antincendio.

I dati si riferiscono alle istanze, ricevute ed evase dagli uffici periferici dei VVF , relative alle procedure di prevenzione incendi (parere di conformità, richiesta certificato di prevenzione incendi, rinnovi, richiesta deroghe, ecc.), nonché ai servizi di vigilanza antincendi svolti dai Comandi provinciali VVF nei locali ove si svolgono attività di pubblico spettacolo e trattenimento, nonché in ambito portuale.

La copertura dell’elaborazione è  totale; la periodicità è annuale.

I dati relativi ai singoli servizi di prevenzione e di vigilanza vengono inviati, dai Comandi provinciali VVF, sia tramite rete informatizzata sia su supporto cartaceo, al Ministero dell'Interno, che provvede alla successiva deframmentazione, elaborazione ed eventuale diffusione.

Il Ministero pubblica anche le statistiche sull’Attività di soccorso svolte dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Queste statistiche hanno lo scopo di approfondire l'andamento delle attività di soccorso svolte dal Vigili del Fuoco in Italia in modo da aumentare la conoscenza di dati ed informazioni utili all’organizzazione centrale e periferica del Corpo Nazionale, in linea con i bisogni della cittadinanza.

La rilevazione riguarda tutto il territorio nazionale,ad esclusione delle province autonome di Trento e Bolzano che hanno un autonomo servizio di soccorso di Vigili del Fuoco.

I dati si riferiscono a tutti i tipi di intervento ordinario effettuati dal Corpo Nazionale dei VV.F. secondo la tipologia dei soccorsi, il personale intervenuto ed i mezzi usati.

La rilevazione è continua e ha copertura totale.

I dati relativi ai singoli interventi vengono inviati per via telematica dai Comandi Provinciali al Ministero, che provvede alla elaborazione informatica.

Il livello territoriale minimo dei dati disponibili per la divulgazione è la provincia.